Sono circa 860 le fondazioni classiche (di pubblica utilità) nella Svizzera italiana e uno sguardo più approfondito alla composizione dei loro Consigli di Fondazione (CdF) mette in evidenza che la partecipazione delle donne è ancora bassa.
Ma perché la diversità dei CdF, e non soltanto quella legata al genere, è da favorire?
Le fondazioni sono al centro della società che cercano di influenzare. Per questo motivo, viene richiesto che siano consapevoli dei cambiamenti della società e dei nuovi bisogni nel quadro dello scopo della loro fondazione e che incorporino gli sviluppi culturali, ecologici, politici, giuridici, economici e tecnologici nelle loro attività e nell’organizzazione.
È quindi importante che all’interno dell’organo direttivo venga favorito quel dialogo che permette di trovare risposte efficaci ai bisogni della società.
Nella primavera del 2021 il 76.7% delle cariche era ricoperto da uomini e 24.3% da donne. Soltanto nel 17.5% dei casi il Consiglio era presieduto da una donna. Per un confronto con gli altri settori economici, la quota di donne nei mandati nei consigli di amministrazione delle imprese in Ticino si attestava a 24.5% e le donne in Gran Consiglio rappresentavano il 34%. Da notare che la quota femminile è più elevata fra i membri di CdF stranieri dove si attesta a quasi 34%.
Nella maggior parte i nuovi membri vengono eletti tramite co-optazione, ciò significa che sono i Consiglieri in carica a proporre nuovi membri. Recentemente, in particolare in altre regioni della Svizzera, sono diventati più comuni anche gli annunci pubblici nei media e i processi di selezione organizzati esternamente. Sistemi questi, che potrebbero favorire una migliore diversificazione dei consigli.
In generale, reputiamo che vi sia la necessità che le fondazioni recuperino terreno per quanto riguarda la partecipazione delle donne negli organi direttivi. Se siete interessati ad affrontare il tema della diversità nel vostro CdF o nutrite interesse per le competenze richieste in un CdF, non esitate a contattarci
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