Published On: 11/07/2021Categorie: Approfondimenti, News

Henry Peter, direttore del Geneva Centre for Philanthropy, sarà uno dei relatori della Biennale Filantropia Strategica 2021.  Abbiamo voluto intervistarlo per approfondire alcuni aspetti legati al progetto di rivitalizzazione della filantropia nell’ arco lemanico.

Domanda (D): Dal suo osservatorio, e per sua esperienza, come giudica le collaborazioni in ambito filantropico tra le fondazioni della Svizzera italiana e altri attori dell’infrastruttura filantropica quali i centri di studi universitari, le fondazioni mantello e i centri di consulenza per fondazioni?

In Ticino la filantropia si basa prevalentemente su delle figure di consulenza classiche: avvocati, notai, fiduciari, in un contesto, dal mio punto di vista, che potrebbe essere meglio organizzato. La filantropia in Ticino potrebbe svolgere un ruolo più significativo se fosse più strutturata in termini di scambi di esperienze e promozione degli interessi delle iniziative altruistiche nelle loro forme più svariate. Ciò potrebbe utilmente ad includere la ricerca e la formazione.

Altri fattori che favorirebbero la filantropia in Ticino potrebbero essere degli interventi a livello di politica cantonale per migliorare le condizioni quadro e rendere in questo modo il Cantone più attraente. Possiamo pensare ad esempio alla fiscalità la quale, quando favorevole, costituisce un incentivo alla creazione di fondazioni di interesse pubblico e quindi a donazioni, talvolta importanti. Questo produce un effetto tanto diretto a sostegno di iniziative per la società, quanto indiretto per l’indotto che ciò genera.

D: La Biennale Filantropia Strategica tratterà, tra le varie tematiche, i nuovi trend del settore filantropico. In base alla sua esperienza quali sono le tendenze che in futuro caratterizzeranno il mondo filantropico?

La missione della filantropia è il bene pubblico di cui tendo a considerare che sia stato in un certo senso codificato attraverso l’accordo raggiunto nel 2015 con l’adozione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Alcuni di questi obiettivi svolgono oggi un ruolo centrale, in primo luogo la protezione dell’ambiente.

Un’altra tendenza che merita di essere messa in evidenza è il fatto che gli attori della filantropia non sono più solo gli individui, direttamente o tramite fondazioni, ma le aziende stesse. Queste ultime prendono infatti sempre più coscienza della loro responsabilità nella società e quindi non privilegiano più esclusivamente il profitto nell’interesse dei loro azionisti, bensì anche gli interessi di altre parti coinvolte, tra cui i loro lavoratori, i fornitori, il contesto nel quale esercitano la loro attività, l’ambiente, ecc.

D: Lei ha partecipato al progetto di rivitalizzazione dell’arco lemanico, tra i fattori emersi quali sono quelli che lei vede prioritari per il Ticino?

Il Centro di Filantropia dell’università di Ginevra, che sono stato chiamato a creare nel 2017, ha scelto di svolgere la propria attività su tre fronti. Il primo riguarda lo sviluppo della ricerca e la produzione di pubblicazioni per mettere a disposizione nuovi modelli adatti al contesto odierno. Il secondo concerne la diffusione della ricerca e la formazione a vari livelli, quindi non solo ad un livello accademico avanzato. Il terzo mira a diffondere queste conoscenze presso il pubblico.

Oltre a questi tre assi, il Geneva Centre for Philanthropy dell’Università di Ginevra presenta la particolarità di trattare la tematica in un’ottica pluridisciplinare, interessandosi non solo al “come”, ma anche al “perché” svolgere attività altruistiche. E per farlo coinvolgiamo non solo giuristi, economisti e specialisti di management, bensì anche psicologi, filosofi, specialisti dell’etica, dell’economia comportamentale oltre che delle neuroscienze.

 

 

 

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